Non riesco a passarle abbastanza fazzolettini per asciugare tutte le sue lacrime. Il suo dolore è travolgente ed i suoi occhi non riescono a smettere di stillare gocce di pianto che sfogano sofferenza intima e profonda.
Francesca sta cercando di spiegarmi, ma le sue parole escono interrotte da singhiozzi disperati. Siamo chiuse in un’aula vuota ed io spero che nessuno, per sbaglio, apra quella porta. Il pianto che vedo è troppo segreto per non avere il diritto di essere protetto da sguardi indiscreti.
Francesca è la mia dolcissima alunna del quinto anno piena di disperazione perché, poche settimane prima, ha abortito. Tra un singhiozzo e l’altro capisco la sua angoscia: si sente una fallita per non aver saputo difendere la vita che era in lei.
Piange…piange…piange…
Una sorella che è rimasta incinta pochi mesi prima di lei…una famiglia allo stremo per la preoccupazione e la cassa integrazione del papà… dei genitori oppressi dalle possibili chiacchiere malevole della gente “per bene”… ed infine lei, Francesca: una ragazza travolta dalla paura di non farcela. Tutto sembra aver remato contro questa nuova vita.
Sono cinque anni che conosco questa meravigliosa ragazza. Bella, delicata e con il dono della sensibilità elevata alla massima potenza. Tutto vede, tutto scruta, di tutto si accorge.
Alla sua giovane età ha già fatto un profondo cammino introspettivo e molte sue insicurezze le ha individuate e messe al muro, con l’aiuto di una brava psicologa.
Francesca, quando interviene in classe, non lo fa mai a caso. La sua intelligenza acutissima nell’analizzare l’animo umano è, in certi momenti, cosi semplicemente geniale, da essere sempre di aiuto alle altre compagne di classe.
Francesca non intellettualizza niente: semplicemente vive, volendone capire i meccanismi.
Questa sua genuinità la rende così vera, che è impossibile non volerle bene.
Di quel giorno pieno di dolore, ricordo la mia frustrazione nel non riuscire a fare di più, oltre all’ascolto. Avrei voluto asciugarle le lacrime con qualcosa di più efficace di un piccolo fazzoletto di carta; ma cosa porgerle?
La domenica seguente vado ad Assisi e compro un bracciale nei pressi della basilica di San Francesco. Lo faccio benedire da un giovane frate e vi allego una mia lettera. Penso: “Io non so cosa fare; allora affiderò Francesca a san Francesco”.
Passa il tempo.
Francesca si diploma ed io il le scrivo un messaggio. Nessuna risposta.
Passano i mesi.
Poi la scorsa settimana eccola lì; una sua lettera. Sono in macchina e sto andando con mio marito ad Assisi, quando il mio cellulare mi avverte di un messaggio in arrivo (il panorama è di © Foto di Andrea Angelucci – Assisi (www.angelucci.com))
Ho davanti agli occhi sia la Basilica di San Francesco che il messaggio di Francesca. Con questa fortunata coincidenza, apro il messaggio e leggo.
“Cara prof, finalmente un po’ di tempo per scriverle e non sa quanto non vedessi l’ora… È dalla data del suo ultimo messaggio che ogni volta che la pensavo mi veniva un nodo in gola per non essere riuscita a risponderle… Il lavoro, la nonna, due traslochi e la sera mai un momento da sola per potermi permettere qualche lacrima senza dare troppe spiegazioni o sembrar matta È passato del tempo e mi è volato. Io la penso sempre, leggo i suoi post e … porca miseria quanto mi manca lei! Mi capita di parlare con gente, amici con la quale delle volte escono fuori discorsi che lei affrontava insieme a noi in classe e tutto è stampato nella mia mente. E quando non riesco a togliere dubbi, o semplicemente a far cambiare un minimo l’idea, mi viene sempre in mente lei. E penso che se quella stessa persona avesse avuto un insegnate di religione e di vita come lei, sicuramente anche se per poco, di un minimo, sarebbe stata diversa. E la ringrazio ancora una volta. Le devo dire una cosa importante e forse è anche per questo che non vedevo l’ora di scriverle un messaggio! Anzi; se ci vuole scrivere un post che possa essere di aiuto a qualcun’altra, ne sono contenta. Tutto può servire ed anche questo fa parte della mia rinascita. Lo spero!”
Il messaggio di Francesca finisce così.
Sotto però c’è un’immagine che mi stringe il cuore per l’ondata di tenerezza che sento arrivare. E’ un’ecografia. E’ un’immagine di vita. E’ una creatura che si sta facendo largo per arrivare fino a noi.
Chiedo a Francesca: “Non sto capendo male, vero? Quel frugoletto che vedo nell’immagine, è parte di te?”
“Sì, sì! Lo è! E speriamo che tutto vada bene! Avevo ricontattato la ginecologa per … ed invece le cose sono andate diversamente. Vuol dire che le cose DOVEVANO andare diversamente!”
Vedo le faccine sorridenti e felici che Francesca mi invia sul mio cellulare, per farmi vedere il suo stato d’animo. Dio sta asciugando le sue lacrime, affidandole un’altra creatura non “cercata”.
E stavolta Francesca c’è riuscita: è stata più forte della paura.
“Ogni bambino che nasce ci ricorda che Dio non è ancora stanco degli uomini” scriveva Rabindranath Thakhur Tagore.
Cara Francesca, il tuo bambino è una bene-dizione di Dio; Dio dice-bene di te!
Ti ha asciugato le lacrime di quel giorno, mettendoti tra le braccia un’altra creatura.
Lui si fida ancora di te. Non è rimasto bloccato al tuo passato e non farlo neanche tu.
Da oggi in poi, tu sarai una mamma con un bimbo in paradiso ed un altro qui: abbraccia quindi la felicità che sta crescendo dentro di te. E quando il bimbo sarà nato, appena potrai, portalo alla Porziuncola ed affidalo alla Madonna degli Angeli (il nome della tua creatura verrà scritto nel Libro della vita – che viene conservato nella bellissima sacrestia di Santa Maria degli Angeli -).
Cara Francesca, guarda cosa diceva Papa Giovanni Paolo II alle donne che, come te, avevano conosciuto l’inconsolabile sofferenza del dopo-aborto. Leggi, rivestiti di speranza e poi guarda con gioia il tuo futuro: Dio si fida di te e non ti lascerà mai sola.
Ti ha dato un compito e ti darà anche tutto il necessario per portarlo a termine.
Auguri tesoro!
“ .. Un pensiero speciale vorrei riservare a voi, donne che avete fatto ricorso all’aborto.
La Chiesa sa quanti condizionamenti possono aver influito sulla vostra decisione, e non dubita che in molti casi s’è trattato d’una decisione sofferta, forse drammatica.
Probabilmente la ferita nel vostro animo non s’è ancor rimarginata. In realtà, quanto è avvenuto è stato e rimane profondamente ingiusto. Non lasciatevi prendere, però, dallo scoraggiamento e non abbandonate la speranza.
Sappiate comprendere, piuttosto, ciò che si è verificato e interpretatelo nella sua verità. Se ancora non l’avete fatto, apritevi con umiltà e fiducia al pentimento: il Padre di ogni misericordia vi aspetta per offrirvi il suo perdono e la sua pace nel sacramento della Riconciliazione. A questo stesso Padre ed alla sua misericordia voi potete affidare con speranza il vostro bambino.
Aiutate dal consiglio e dalla vicinanza di persone amiche e competenti, potrete essere con la vostra sofferta testimonianza tra i più eloquenti difensori del diritto di tutti alla vita. Attraverso il vostro impegno per la vita, coronato eventualmente dalla nascita di nuove creature ed esercitato con l’accoglienza e l’attenzione verso chi è più bisognoso di vicinanza, sarete artefici di un nuovo modo di guardare alla vita dell’uomo.”
– Evangelium vitae, 99
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3 commenti su “L’aborto lascia una scia di lacrime; Dio le asciuga.”